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"SALETE" L’antico nome di Depressa
Incerta è l'origine del nome di Depressa.

Secondo G. Arditi, Depressa trae origine dall'antica Salete distrutta dai Turchi nel 1480. Gli scampati dettero alla nuova cittadina tale nome per ricordare l'altra città offesa e distrutta.
Secondo A. Raeli, invece, Depressa deriva il suo nome perché al disotto dalle serre di Andrano e Castiglione.
Così il Raeli ne cita i passaggi che il feudo ebbe tra i vari feudatari: "Il feudo di Depressa nella seconda metà del 1300 apparteneva ai Carrafa, passò poi ai Castriota e quindi ai Saraceno, signori di Andrano: D. Giantommaso Saraceno, a 29 ottobre 1604, con instrumento per notar Giangiacomo Censone di Napoli, vendette il feudo di Depressa per ducati 15.000 ad Angelo Gallone, che lo ingrandì incorporandovi il feudo di Principano acquistato da Don Giulio Cesare Grezio e il feudo di Berardo acquistato da Don Berardo Maria Ventura barone di Castiglione con instrumento del 12 luglio 1606 per notar Raffaele Cippo".

Diventata parte del principato di Tricase, Depressa seguì le vicende della famiglia Gallone che ebbe tra il XVII ed il XVIII secolo vasta fortuna in Terra d'Otranto.
Una Gallone, Emanuela, sposò nel 1869 Antonio Winspeare, personaggio del gran mondo e di vasta cultura. Sotto Antonio Winspeare, Duca di Salve, la Cittadina conobbe una certa prosperità e il castello fu restaurato e ristrutturato. Come si legge sulla lapide posta nel cortile: "SIBI SUISQUE AMICIS OMNIBUS HOSPITIUM AB OTTOMANICA CLASSE DIRUTUM IHOANNES MASSA SARACENUS RESTITUIT ET DUM CURAVIT 1548", il castello è certamente l'edificio più insigne di Depressa.
Il nucleo più antico risale al 1300 ma sappiamo che, distrutto dagli Ottomani fu ricostruito da Giovanni Saraceno nel 1548.
Il castello è tuttora proprietà dei Baroni Winspeare.
Fra gli altri edifici importanti del paese ricordiamo la Chiesa di Santa Maria delle Grazie del XVII secolo ed ultimata nel 1790. La Chiesa di Sant'Elia e la Cappella dei Santi Medici, patroni del paese ubicate fuori dall'abitato e una torre trecentesca posta a fronte della Chiesa Madre.

Depressa, frazione di Tricase ed appartenente alla Diocesi di Ugento, dista da Lecce 51 Km e 852 m e dal mare 7,4 Km; si trova in un piano sollevato 110 m dal livello marino. Dire con precisione dove e come Depressa sia sorta, non è facile, causa la scarsità delle notizie che si sono potute raccogliere nei secoli passati. "Questo paesello – scrive il Cavalier Giacomo Arditi – rappresenta l’antica Seletum, piccola città che vi stava da presso distrutta dai Turchi nel 1480. Un branco dei suoi avanzi si riannodò e stabilì in cotesto luogo, e, fattone la nuova patria, la chiamarono Depressa a memoria imperitura della città madre schiacciata dalla feroce trapotenza di Musulmani; Cicerone, infatti, disse depressa navis la nave affondata e depressa civitas la città oppressa". Un altro scrittore, il Raeli, afferma che è costretto a sfatare questa leggenda, non solo perché è sfornita di qualsiasi documentazione, ma per di più è contraddetta da documenti inconfutabili. Dai Cedulari Terrae Idronti compiuti nel 1378 e contenenti l’intestazione dei feudi di Terra d’Otranto, si può costatare che nel 1378 il feudatario Pietro Carafa corrispondeva con cinque once e sette tarì e mezzo per il Casale di Depressa e Principano. Quindi non è possibile che fosse sorta dopo il 1480, se già esisteva nel 1378. Neanche si può asserire che Depressa, pur preesistendo, si sia ingrandita dopo la distruzione di Salete, come diceva Padre Tasselli. Difatti, nel 1532 Depressa aveva in tassa quattro fuochi, mentre nel 1378, insieme al casale di Principano, n’aveva 20; quindi matematicamente si può escludere che si sia ingrandita sulle rovine della vicina città, anche perché, tra la fine del sec. XV e il principio XVI, la popolazione diminuì e non aumentò. Si deve quindi accettare che il nome le sia stato dato riferendosi alle condizioni del suolo, essendo collocato sui declivi delle serre d’Andrano e Castiglione.


Il Feudo di Depressa, che, come abbiamo visto nella seconda metà del 1300 apparteneva ai Carafa, passò ai Castriota e poi ai Saraceno, signori di Andrano. D. Giantommaso Saraceno, a 29 Ottobre 1604 con istrumento per notar GiovanGiacomo Censone di Napoli, vendette il feudo di Depressa per ducati 15000 ad Angelo Gallone che lo ingrandì incorporandovi il feudo di Principano acquistato da Don Giulio Cesare Micetti per ducati 390 con istrumento per notar Giulio Cesare Grezio; ed il feudo di Bernardo acquistato da Don Donato Maria Ventura barone di Castiglione con istrumento del 12 Luglio 1606 per notar Raffaele Cippo".


Di uomini che si distinsero vanta soltanto il Dott. Fabio Rizzo, che nel secolo XV era in voce di valente medico.
L’Università di Depressa (Università erano chiamate le civiche comunità) era organizzata per amministrare anche la giustizia; non tutte le Università possedevano questa prerogativa, che spesso deteneva un rappresentante del Re chiamato Capitano. Sulla terra di Depressa gravavano i seguenti diritti feudali: la giurisdizione civile, criminale e mista, in prima e seconda domanda, col diritto di giudicare e punire, diritto di comporre e aggraziare le pene, soddisfatta prima la parte lesa; il diritto di eleggere un proprio governatore, il cancelliere giudiziario (con l’esazione dei proventi) diritto di nominare un giudice. L’Università poteva anche imporre la portulania, che era una tassa sull’occupazione del suolo pubblico; il diritto della decima di prezzo sulla vendita di qualunque stabile che si facesse nel feudo, la decima su tutti i frutti.
Per molire le olive esisteva il jus proibitivo del trappeto; infatti come è stato rilevato: "essendo obbligati quei naturali di molir nel medesimo le proprie olive, pagando il solito diritto di grana 50 per ogni macina >>, così come per macinare il grano: "Per lo quale esige stoppello due di grano per ogni individuo così maschio che femmena, senza eccezione alcuna, essendo obbligato l’illustre possessore a mantenere i mulini della camera baronale in ordine a proprie spese per la molitura dei grani ed orzi dei cittadini, senza però essere tenuto a somministrare gli animali a molire"; il diritto delle erbatiche: " ...esigendosi da ogni masseria sita in feudo, abbia al di sopra di dieci pecore o capre, una valogna (pecora) od una annicchia (capra) in ciascun anno come da ogni morra di detti animali di forestieri composta di più di dieci capre o pecor, che vi pernottano per tre notti".

Nel 1604 furono emanati bandi che regolavano la vita cittadina. Era proibito a chiunque, sia cittadino che forestiero, portare con sé armi sotto pena di quattro once; d’ardire giocare a tutti quei giochi proibiti dalla “rege prammariche” sotto pena di quattro once, si richiedeva che tutti fossero a viso scoperto e che non si gridasse davanti al capitano, quale presidente della regia corte, che nessuna persona provocasse risse o rumori con armi o senza, sotto pena di quattro once. La vendita del pane e il peso erano regolate. Nessuna persona poteva vendere pesce o carne senza una regolare licenza.
Il feudo di Depressa rimase dominio della famiglia Gallone sino all’abolizione della feudalità; a lei è appartenuto sino alla fine del secolo scorso il castello, nel 1885 restaurato dal commendatore Antonio Winspeare duca di Salve, maritatosi nel 1869 con Emanuela Gallone.

Depressa 1857

(Scorcio di Piazza Castello, via Brenta, Chiesa Madre Depressa)
(Fotoriproduzione Archivio Privato Martella Rocco - Tricase)
Piazza Castello DepressaDepressa, frazione di Tricase a Sud-est di Lecce, in Circondario di Gallipoli, archidiocesi di Otranto… Respira aure pure ed igieniche in ridente campagna, e beve ed usa acque sorgive e piovane. L’abitato è composto a carpo e tufo quasi tutto nuovo, svelto, aperto campestre. Ha buonina la Chiesa Matrice, una cappella fuori titolata a SS. Cosimo e Damiano molto frequentata, un vecchio castello squassato dai Turchi, ristaurato da Giovanni Saraceno e 135 case, accatastate per L. 3427,35 – Il territorio nelle sue basi dispiega il sabbione tufaceo ed il calcare a diverse gradazioni; nel terreno, ben coltivato, produce fecondante olio, vino, cereali, civaie, ed altro. L’è spazioso di ettari 786, are 75, e centiare 36, registrato per la rendita catastale di L. 23540 - Gli abitanti son manierosi, solerti, capaci, maggiore la classe dei contadini, tutti circa 600. Vi si accede per la via nuova da Tricase.

G. Arditi, Coreografia fisica e storica della provincia di Terra D’Otranto (1° ed. 1879 -1885 ).

Notizie varie dal 1269 al 1869

Il 1269 signore di Depressa era il giudice Nicola Gargano di Bari. (I registri della cancelleria angioina, Napoli 1952, vol. IV, p. 57, n. 362, p.137; Napoli 1957, vol. VIII, p. 282, n. 35, Napoli 1957, vol. IX, p. 268, n. 309 ). Fu, quindi, dei Pisanelli, essendo, d’anni 1311-2, intestata a Guglielmo figlio ed erede di Gerardo. La data 1608, con lo stemma dei Gallone, è visibile sul portone e sotto il pjombatojo del castelletto di Depressa che fu ricostruito nel 1548.
Dai rogiti di notar Lucio Micetti si ricava qualche inedita notizia utile alla storia di Depressa.


Il 1585 alcuni Tricasini, possessori di beni immobili siti nel territorio di Depressa, convenuti in giudizio da Giov. Camillo Saraceno, utile signore delle terre d’Andrano e di Depressa per la decima dei frutti da quel pretesa, costituiscono il procuratore che gli assista in quel piato.
Il 1591 Giulia Carafa, sposa di Giov. Camillo Saraceno, si aggiudicava all’asta per la somma di 350 ducati l’arredamento per un quadriennio della decima dei frutti di Depressa, avendone l’Università, indebitata col suo barone, deliberando la vendita.
Il 1605 l’Università di Depressa, costituendo i procuratori li incarica di denunziare al consiglio Collaterale gli abusi dei regi commissari, i quali, adducendo la falsità dei peso e delle misura, le estorcono somme di denaro e la costringono ad appaltarsi la giurisdizione dei pesi e delle misure.
Lo stesso anno, Angelo Gallone prende possesso della portolania di terra del canale di Depressa.
Il 1606 è sindaco di Depressa Orfeo Esperto che l’anno successivo, costituisce il procuratore per la denuncia degli aggravi già esposti l’anno precedente.

Il secolo XVII i Saraceno tentarono di recuperare Depressa e Alfonzo Saraceno il 1618 convenne in giudizio dinanzi al Sacro Regio Consiglio in Napoli Alessandro Gallone, come rivela un inedito atto di procura. Il 1640 l’Università di Depressa deliberò l’arredamento delle decime per saldare il debito contratto con il barone che aveva prestato denaro per far fronte a necessità.
Il 1668 Depressa passò a Teodora Gallone che, figlia di Stefano e di Fulvia Capece, prestò giuramento di fedeltà e ricevette quello d’assecurazione dai suoi vassalli.
Il 1679 il casale di Depressa, con i feudi di Berardo, d’Ottavio Micetti e di Principano, sono ceduti in affitto per un quadriennio e per la somma di 3000 ducati dalla baronessa Teodora Gallone.
Notevoli, nella parrocchia di Depressa una secentesca croce ostile in rame dorata e le tele della Vergine del Rosario (restaurata nel secolo scorso, come rileva lo stemma Winspeare-Gallone), di S. Antonio da Padova, di S. Vincenzo Ferreri e di S. Anna.
Emanuela Gallone si maritò il 1869 con Antonio Winspeare, cui lasciò beni in Terra d’Otranto e in Napoli.
Raeli, Aneddoti di storia Tricasina, Congedo, Galatina 1981.



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